Le metamorfosi o l'asino d'oro by Apuleio

Le metamorfosi o l'asino d'oro by Apuleio

autore:Apuleio [Apuleio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura Latina; Narrativa; Romanzi
editore: REA Multimedia
pubblicato: 2014-02-06T16:00:00+00:00


Queste cose raccontava quella sciocca vecchia e mezza cotta alla prigioniera fanciulla. E trovandomi io per avventura assai lor vicino, mi doleva a cielo di non avere i fogli e la penna, che io potessi notar così bella novella. In questo mezzo i ladroni, avendo fatto non so che grande espugnazione, carichi di roba a casa se ne vennero: e disiderando di ritornar prestamente per certe altre cose che, secondo che egli dicevano, avean lasciate nascoste in non so che spilonche, trangugiatosi il disinare, lasciando imperciò alcuni di loro i più valenti, che erano feriti, in casa, acciò si potessero curare, tratto fuori me e 'l mio cavallo, si rimisero in via; e per erte e chine e balze e sassi straccatoci e rovinatoci, sul far della sera ne condussero alla disiata spilonca: dove caricatoci senza discrezione, e' se ne tornarono per la medesima via: e per lo sospetto grande, che egli avean di esser trovati, sollecitandoci a camminare, e' mi diedon tante e tante percosse, ch'e' mi feciono arrovesciare in su un sasso che era in mezzo della via: e ancorch'io fussi a giacere, non restando di bastonarmi la gamba destra e l'unghia del piè manco, mi fecero levare in piedi; il perchè disse un di loro: Ed insino a quanto avrem noi pacienza a gittar via le spese che noi diamo a questo asinaccio tutto guasto e azzoppato di nuovo? E un altro: Tanto più ch'io credo e' portasse seco in casa nostra tutti i cattivi angurj del mondo; chè poichè noi l'aviamo, e' non s'è mai fatto guadagno che da veder sia; anzi sono stati morti i più valenti uomini che noi avessimo. E quel primo soggiunse: Io ho diliberato, che com'egli ha portato questa soma, ch'e' porta così malvolentieri, di gittarlo a terra d'un qualche balzo: se non altro, io darò pure una buona cena a parecchi uccellacci. E così mentre che i piacevoli uomini contrastavano della morte mia, noi eravamo già arrivati a casa; perciocchè la paura de' loro ragionamenti m'avea fatto ale delle unghie. Nè fummo a fatica giunti, che senza pensar più a' casi nostri o alla mia morte, e' ci tolsero daddosso quelle robe; e chiamati i compagni, ch'eran rimasti in casa feriti poco anzi, presto alla caverna se ne ritornarono, con animo di pagarci, secondo ch'e' dicevano, del tedio ch'eglino aveano avuto della nostra tardità. E a me nondimeno era entrata una pulce nell'orecchio non picciola, considerando alle crudeli minaccie; e però diceva infra me: che indugi, Agnolo? ch'altro attendi? la morte, e anche quella crudelissima, per decreto de' ladroni ti è stata ordinata; e la cosa non ha bisogno d'un grande sforzo: tu vedi qua queste rovine non guari lungi da noi, e quelle pietre aguzze che vi sono, le quali da ogni canto che tu cadrai ti sforacchieranno in mille parti; imperocchè quella tua preclara maga, ancorchè non solamente ti desse il volto, ma e le fatiche tutte dell'asino, ella non ti fasciò d'una pelle sì grossa, come hanno gli altri animali così fatti, ma ti coperse di quella cartilagine che hanno dentro le canne.



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